venerdì 16 settembre 2011

dalla preside

Prima settimana, "osservazione" dei casi. I pupilli assegnati come cavie da laboratorio vengono sottoposti ad attenta osservazione: come reagiscono agli stimoli? come si relazionano alle altre bestie? Un congruo numero di osservazioni è necessario per pianificare il PEI, piano di attacco che ogni docente di sostegno dovrebbe redigere in modo puntuale per un intervento didattico sensato. Documento imprescindibile per lo studio approfondito del caso è la diagnosi rilasciata dal medico che ha certificato l'alunno come disabile. E la diagnosi dove la trovo? Ogni scuola è un mondo a sé. Ho scoperto che la scuola dove sono detenuta quest'anno conserva le certificazioni in presidenza. Registrata l'informazione, ho deglutito e sono andata incontro al mio destino con dignità. Dopo l'ultima ora di lezione sono passata in presidenza per testare la disponibilità della preside, l'ho trovata quasi sull'uscio con la ventiquattrore tra le mani che trascinava la sua mole informe, diretta ad una delle altre mille scuole di cui ha la reggenza. "Preside, quando posso passare per consultare le certificazioni?" e LEI sbrigativa "Telefoni domani mattina e prenda un appuntamento". L'indomani mattina ho chiamato diligente per fissare un appuntamento e LEI ridendo mi fa "Provi a passare per l'una se ci sono bene, sennò..." e lì giù grasse risate. Ho guardato interrogativa la cornetta e ho messo giù. Per l'una sono passata determinata dalla presidenza. Anticamera di mezz'ora, la porta chiusa a chiave dall'interno. Chiedo al segretario se può annunciarmi e lui "Credo sia impegnata" e in un sussurro aggiunge "Sta mangiando". Benissimo, aspetto che sua maestà si renda reperibile. Il rumore della chiave nella serratura e il cigolio della porta che gira sui cardini dichiarano che LEI, adesso, può ricevere. Il segretario mi annuncia. Sento la voce cavernosa e grassa che intima "Faccia entrare la professoressa". E io entro. E LEI è lì, semisepolta da pile di carta in disordine sparso sulla scrivania. Mi guarda come fossi l'esattore delle tasse e scontrosa mi chiede di chi voglio vedere le certificazioni. Sciorino i nomi cercando di essere telegrafica e precisa, azzero dettagli, commenti, ometto gli articoli. Solleva con la mano un ciuffo unto color topo dalla fronte e poi faticosamente si disincastra dalla sedia e si dirige all'armadio blindato. Tira fuori un grosso faldone, lo posa sulla cattedra, precipita sulla sedia e con fare stizzito cerca i documenti e mi porge la certificazione di un solo alunno. Mi dice intimidatoria che sono dati sensibili e se voglio posso prendere appunti, ma niente fotocopie. Ok, ho capito. Trascrivo veloce quello che mi interessa e chiedo di vedere le altre due certificazioni e LEI in uno sbuffo scocciato mi rinfaccia del tempo che le ho fatto perdere e che non posso certo pretendere che LEI si metta a scartabellare tutto l'armadio adesso!? Con tutte le cose che ha da fare! Io rilancio "Mi dica LEI quando posso vedere le altre certificazioni" sbraita un "Chiami al mattino e provi a fissare un appuntamento" La guardo attonita. Vorrei ricordarle che io ho GIA' preso un appuntamento, ma quando incrocio il suo sguardo mi accoglie il vuoto. Noto il colorito grigio verde della sua faccia, il broncio acido da zitella triste. La immagino davanti alla tv, impastata nel divano di pelle (con il cellophane ancora integro) mentre affonda le dita tozze e grassocce in una confezione gigante di biscotti al cioccolato. E ci rinuncio. Per questa volta.

martedì 13 settembre 2011

primo giorno di scuola

Primo giorno. Prima ora. Ho puntato la sveglia all'alba. Bevo il caffè mentre la luna tramonta. Ho lo stomaco chiuso e la voglia di prendere il primo treno per chissadove...Ma resto e vado incontro al mio destino, in metro. Risalgo la corrente dei pendolari che chissà perché vanno tutti nella direzione opposta alla mia. Ho ancora dieci minuti a piedi per raggiungere la scuola, supero con passo stizzito i ragazzi che si trascinano nella mia stessa direzione. Intravedo la folla all'ingresso. Mi rivedo undicenne al MIO primo giorno, ricordo la camicia che indossavo (terribili anni ottanta...), brrr...dribblo genitori e figli assiepati in ordine sparso in attesa del primo suono di campana e driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin...Infilo l'ingresso, firmo e prendo posizione in aula, dietro la cattedra. I ragazzi iniziano ad entrare, li guardo negli occhi, osservo i gesti, quello che indossano e l'attenzione prestata al dettaglio. Sono in seconda, LORO. Sanno già, LORO...Sono grandi adesso, non sono più in prima media. Devo ammetterlo: fanno tenerezza. Ma è un attimo, riprendo il controllo e con voce stentorea (stentorea!) chiedo a tutti di prendere posto e che sì, devono avanzare di una fila di banchi è inutile mettersi tutti in fondo all'aula...e no, non possono andare in bagno, sono appena entrati (l'incontinenza preadolescenziale merita un post a parte). Mi presento brevemente e mentre parlo arriva la mia collega, ne approfitto per chiarire a TUTTI che l'insegnante di sostegno è un insegnante della classe e quindi IN CLASSE supporta il lavoro dell'insegnante di materia per aiutare qualcuno in particolare, ma IN CLASSE è di supporto a tutti quelli che possono avere bisogno di aiuto. CAPITO? Ho detto IN CLASSE. La mia collega mi saluta stringendomi la mano, la guardo diritta negli occhi e cerco di capire se il messaggio è arrivato. Impenetrabile, mi sorride...Il resto della mattinata è trascorso tranquillo. Ho individuato i tre alunni che mi sono stati assegnati e ho iniziato ad osservarli: sono rimasti seduti per cinque ore, forse quest'anno me la cavo...

domenica 11 settembre 2011

meno di 24 ore

Meno di ventiquattro ore all'impatto. Sono sul mio letto con una pila di libri...Manuale di Gestione della classe, Motivazione e apprendimento, Psicologia dello sviluppo, L'ABC delle emozioni, Stop al Bullismo e mi pento di non aver comprato quella decina di titoli che mi sono passati sott'occhio l'ultima volta in libreria...Vorrei un incantesimo da lanciare per immobilizzare l'alunno che inizia a correre per l'aula colpendo a caso i compagni o zittire lo sciame impazzito di ragazzini che reagiscono all'ora di supplenza come i tori alla vista del rosso...Mi tornano in mente le immagini agghiaccianti dell'anno scorso, quando il mio alunno psicotico esplodeva in una delle sue crisi e saliva su un davanzale minacciando di saltare dalla finestra o iniziava a picchiare e calciare contro  gli armadi in metallo, le porte e i compagni, lasciando macerie e feriti dietro di sé...Mi ritorna in bocca il sapore acido della frustrazione, la sensazione di non avere strumenti e condizioni logistiche, materiali e umane per fare davvero il mio lavoro. Mi aspetta un altro anno d'improvvisazione, senza rete, senza supervisione valida, senza progettazione condivisa...Diciotto ore in un'unica classe a seguire tre casi: uno psicotico, un alunno con disturbi comportamentali non meglio precisati e un alunno con ritardo cognitivo. Senza aula di sostegno, con i materiali chiusi a chiave e praticamente irraggiungibili per limitare i furti (?!), in un istituto in cemento armato, sporco, scrostato che a vederlo all'improvviso girando l'angolo ho pensato fosse un carcere...Scuola di qualità. Ma vaffanculo.

venerdì 9 settembre 2011

campagna acquisti

Ed è arrivato il giorno temuto per ogni insegnante di sostegno: l'assegnazione dei casi. Si arriva alla spicciolata e si parla del più e del meno sperando che l'attesa non sia troppo lunga. Qualche fuga di notizie c'è stata, i nuovi arrivi sono sempre peggiori delle conferme...La dirigente si affaccia e ci invita ad entrare nel suo rifugio, la seguiamo in fila indiana, a testa bassa. LEI sciorina l'elenco, il numero è spropositato e le forze in campo insufficienti: è una battaglia persa in partenza, un'invito al massacro. E LEI lo sa, e si scrolla i nostri sguardi disperati dalle spalle con un unico gesto e come Minosse assegna a ciascuno la sua condanna...Fuori, all'aria aperta, accusato il colpo, le truppe iniziano subito a complottare di progetti e attività per tenere impegnati i casi più gravi, i più temuti. Ore e ore di lezioni e studio spese a imparare cos'è un intervento didattico, come stilare un PEI, a nutrire l'idea che sei uno specialista e ad illuderti che il tuo contributo sarà determinante per sostenere un ragazzo o una ragazza in difficoltà, che il tuo è quasi un mandato divino...E poi ti ritrovi buttato nella mischia ad avere 18 misere ore in cui barcamenarti in un impervio tre al prezzo di uno...

lunedì 5 settembre 2011

riunioni per materia

...che non è una classificazione geologica, ma una pianificata organizzazione settaria. "Ciao! Sei nuova?" -"Sì" e ineluttabile arriva LA domanda "Di che materia sei?"...Come di che materia sono? Sono una persona in carne e ossa come te!!!! Non potresti chiedermi prima come mi chiamo!? Dopo brevi scambi comuni, qualcuno guarda con apprensione l'orologio e intima "Iniziamo?".
Ordinatamente, raggruppati per materia, gli insegnanti si distribuiscono nelle aule vuote. Ci si scambia informazioni sulla classe, si pianifica il piano d'attacco annuale e si parla male delle colleghe.

Sono al terzo giorno nella mia nuova scuola. Insegno sostegno e tutto quello che mi hanno detto è di rassegnarmi all'idea che per un paio di mesi non avrò dei casi assegnati con certezza e che probabilmente farò osservazioni e redigerò PEI che dovrò passare ad altri colleghi in un festoso scambio pacchi pre-natalizio. 
La rassegna dei fuoriclasse in campo per la stagione è stata approssimativa, ma alla fine tutti eravamo d'accordo su una cosa: sarà un altro anno d'inferno.

un altro anno di ordinaria follia

Primo settembre. Già!? Primo collegio docenti. Ma dai, è giovedì non si poteva rimandare tutto al 5? Nuova scuola. Ancora.
Due mesi non mi sono bastati e l'idea di tornare in classe mi terrorizza. Dedico questo blog a tutte le insegnanti e gli insegnanti che si sentono come me e che come me hanno voglia di esorcizzare il panico da rientro.